Traslochiamo, ancora.

Dal precedente post sono trascorsi più di 600 giorni, non si tratta di indecisione bensi di dabbenaggine, mia e altrui.
Mia, perchè non sono riuscito a convertire il blog in formato blogger e non sono riuscito a reindirizzare il dominio qui su wordpress.com senza perdere l’accesso alla mail del dominio.
Altrui, perchè non è possibile fornire un servizio di assistenza di livello talmente basso da farti pensare che in realtà lo si faccia apposta.

Ci riprovo ma, visti i precedenti, questa volta non prometto nulla.

Addio Posterous, benvenuto WordPress

Quasi 5 anni fa non avrei pensato che potessero spegnermi il blog, lo hanno fatto e stavo pensando di prendere l’occasione al balzo e terminare la mia esperienza bloggarola.

Poi ci ho ripensato e ho scelto Blogger come piattaforma per la transumanza.

Poi, forse perché Google ultimamente sta pulendo un po’ troppo a fondo i suoi servizi gratuiti, forse perchè il tool di importazione di WordPress è l’unico che ha funzionato, ho travasato tutto qui.

Si ricomincia…

Bruno da Cittadella, dottore in malta

Ho letto il libro che da il titolo a questo post, scritto da Gigi Copiello, sindacalista CISL per una vita (cit.).

 

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Copiello è vicentino, racconta del lavoro e della vita del suo paese, della sua regione e anche dell’Italia, filtra bene le storie usando la lente del sindacalista anche se la narrazione non è sempre scorrevole e nelle pagine finali, quelle in cui parla di Bruno da Cittadella, secondo me si imballa.
Tra i tanti racconti, quello che non poteva colpire il lettore si trova a pagina 78: “Mentre tutti gli altri centosettanta stabilimenti FIAT erano ancora al confino, dopo la sconfitta del 1980, alla Laverda (che era stata comprata dalla FIAT) si sarebbe fatto il contratto aziendale. Soldi, assunzioni e straordinari. Avevo convinto il gran capo delle relazioni sindacali FIAT, che però si impuntò quando gli dissi: “E sei ore di sciopero.” “Ma lei è matto!” “No, ce l’avete insegnato voi che non si ottiene nulla per nulla e adesso io vado a spiegare ai 1300 della Laverda che ho fatto la rivoluzione, che ho ottenuto tutto in cambio di niente. “E la FIAT si beccò contratto e sciopero.”

Ma del resto quelli erano altri tempi, il lavoro abbondava e il muro di Berlino ancora doveva cadere.

Al contrario della CGIL che propone oggi le “lotte” del 1982, il sindacalista Copiello si è evoluto e lo racconta bene nel libro, le aziende cambiano, cambia il lavoro e cambiano i lavoratori come le loro necessità.

Purtroppo non tutti cambiano, basta leggere i motivi che lo hanno portato a dare le dimissioni da segretario provinciale del suo sindacato: dissidi con la categoria dei pensionati.

Il Giornale di Vicenza del 20-01-2011: Copiello di dimette da segretario della Cisl

News from the farm

Update: in questo momento (27-11-2012 19:14:27) la pagina risulta parzialmente aggiornata, sul logo di Stylejam non c’è ancora il bollino nero.

Lo scorso anno mi interrogavo sui motivi per cui H-Farm non comunicasse simmetricamente successi ed insuccessi.

“Credo che comunicare anche le sconfitte sia molto importante per chi di mestiere scommette sulle idee”, scrivevo.

Writeoff
Qualche giorno fa, in occasione di un altro, meritato successo, mi accorgo che nella pagina denominata Portfolio, oltre ad aver aggiunto il bollino “exit” sul logo di H-Umus, ci sono ben tre nuovi bollini “write-off” sul logo di Thounds, Reeplay e Stylejam.

E’ pur sempre un bel risultato, 7 successi contro 5 insuccessi, il saldo è positivo ma, probabilmente non deve essere sembrato sufficientemente positivo visto che questi aggiornamenti sono nel frattempo spariti e il risultato appare ora un più rotondo 6 a 2.

Non serve la moviola in campo per verificare lo stato effettivo delle tre (furono) startup, Thounds è in “stand-by” da marzo 2012, sul blog c’è un ultimo messaggio del fondatore:

Dear thounder,
this is the kind of letter a founder would never want to write, but now I reckon this is due if not for all the loyalty and interest you showed us.
Thounds is going to change, not sure how much dramatically but it has to, our seed program (reads: cash) terminated a while ago and no good financial news came since then.
This may result in a surprise for you, I know and the first question after the wtf abrupt might as well be: “Where have you failed guys?”
On many sides, to keep it general I’d say we never worried too much to reclaim our governance and then define a sustainable revenue model.
Beyond the reasons why we came to this point now it’s important to see if we can have support and start again.
You will understand it’s far from easy to keep such a platform alive yet improved with no paid wages since June 2011, and this indicator should tell a good metric of what words like involvement and commitment mean at Thounds.
We have now finished a batch of succesful Fender and SoundCloud contests (past three extraordinary months with servers paralyzed by the increased traffic and with a community that doubled now to 30K registered users) and today we need new enthusiasts, be them developers, digital media professionals or investors.
Our assets are:
a) We know why we missed target
b) You know already Thounds
c) API and Community
How can you help?
– Donate, there is a crowdfunding campaign on Indie GoGo to help with day to day expenses. You can give as cheap as a fiver and up: http://www.indiegogo.com/savethounds.
– Speak up, tell us how can you improve Thounds and if your idea is the best you will join ushttp://thounds.com/savethounds.
– The best five ideas are being offered to all the developers gathering at the first Hackathon event at H-FARM in June.
– Make some noise, share this message, tweet your impression, official hashtag is #savethounds.
You will find news on what is happening on our blog, Facebook page and Twitter.
Thanks for reading through and…
Keep on thounding!
Gian Maria Girardi
Founder and CEO
21st March 2012

Apprezzo la sincerità di Gian Maria, hanno continuato a lavorare senza stipendio per quasi un anno, non è stato sicuramente facile.
Come non è mai facile arrendersi all’evidenza che la tua buona idea non sia in grado di produrre un reddito che ti permetta di svilupparla e condividerla.

Purtroppo la campagna di raccolta fondi proposta da Thounds si è tristemente fermata a $140 a fronte di un obiettivo di $10.000.

Quelli di Stylejam hanno scritto per l’ultima volta il 7 Ottobre 2011, l’account twitter è stato chiuso e il dominio stylej.am risulta irraggiungibile.
Nicholas Wieland, il fondatore della startup, ha lasciato lo scorso aprile e nel suo blog scrive un’interessante analisi sulla chiusura di Stylejam, non prende scorciatoie, è diretto e molto schietto con se stesso, ne consiglio caldamente la lettura.

L’ultimo aggiornamento al blog di Reeplay risale al 2010, in questo caso credo non serva aggiungere altro.

Il sole matura uva e sussidi

Mi sono già espresso sulla pesante crisi che ha investito l’industria fotovoltaica europea e sul ruolo distorsivo prima e distruttivo poi degli incentivi pubblici.

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Prevedibilmente i produttori europei non si lamentano dei sussidi che hanno generato una domanda fasulla e non sostenibile ma, della sleale concorrenza cinese che ha sottratto loro vendite.

Le lamentele, evidentemente ben supportate dalla lobby europea per il fotovoltaico, hanno spinto la commissione europea ad aprire un’investigazione sul presunto dumping operato dai produttori cinesi ai danni di quelli europei che non hanno potuto beneficiare appieno della domanda artificiosamente creata con denaro pubblico. “La torta l’ha fatta la mia mamma e la devo mangiare solo io!”

Al di la delle ragioni delle due parti, l’investigazione arriva decisamente tardi, l’industria fotovoltaica europea rimane in ginocchio e quella cinese non se la passa meglio (qui si possono leggere gli annunciati tagli dei maggiori produttori cinesi).

Oltretutto nelle dispute commerciali internazionali nessuno subisce passivamente un’accusa di concorrenza sleale, men che meno la Cina.
Il 17 maggio 2012 gli Stati Uniti hanno imposto dazi compresi tra 31% e il 250% sui pannelli cinesi e in risposta la Cina ha aperto un fascicolo circa gli aiuti concessi all’industria americana di silicio policristallino (la principale materia prima dei pannelli fotovoltaici), l’obiettivo è il primo produttore mondiale di questo materiale: Hemlok guarda caso con sede negli Stati Uniti e maggior mercato di sbocco nell’Impero di Mezzo.
La strategia cinese in risposta alle misure anti-dumping americane è chiara e coerente, purtroppo per l’Europa la strategia cinese che si staglia all’orizzonte è decisamente più sottile e raffinata, non verrà colpito il secondo produttore mondiale di silicio policristallino, la tedesca Wacker Chemie, bensì i produttori europei di vino rosso, come si può leggere in questo articolo di China Daily.
Perchè solo il vino rosso? Perchè la Germania praticamente non produce vino rosso, a dire il vero non produce nemmeno molto vino bianco ma, questa tipologia è l’unica degna di essere esportata (e bevuta), parlo dell’eccellente Riesling renano.
Toccherà a Francia, Italia e Spagna pagare il prezzo di questa guerra commerciale maturata al sole dei sussidi.

Cose che capitano

Capita di sentire che in Svezia, dopo un controllo fiscale ad un’azienda, dal quale l’autorità non rileva alcuna irregolarità, l’azienda controllata ottenga un contributo in denaro a parziale copertura dei costi di assistenza legale e fiscale sostenuti.

Capita che Lufthansa ti annulli il volo a causa dello sciopero del personale di bordo, capita pure che il volo alternativo per rientrare a casa sia operato da GermanWings che appartiene sempre al gruppo Lufthansa.
Capita di sentire i colleghi tedeschi presentare scenari operativi nel caso un paese, in cui è stabilita una filiale del gruppo, sia costretto a rinunciare all’euro e a svalutare pesantemente la propria nuova-vecchia valuta.

 

Capita pure che non si riesca ad aggiornare il proprio blog con la frequenza che si vorrebbe.

Servizi Premium

Linkedin

Questo ?? quello che si legge nel gruppo dedicato agli utenti paganti (o beneficiari di un mese omaggio come il sottoscritto) con profilo "cercatori di lavoro" su Linkedin. Ho scorso gli 84 commenti senza trovare interventi di dipendenti Linkedin e non so se questo sia un buono o un cattivo segno. Rispetto per le discussioni degli utenti (paganti??per di pi??) o indifferenza?

Tanto paga l’INPS

Con l’esplosione dei fallimenti aumentano le operazioni poco trasparenti che mirano a recuperare rami aziendali ancora non del tutto avvizziti, lasciando in capo alla società fallita le attività non profittevoli e tutti i debiti, compresi quelli nei confronti dei dipendenti.
L’operazione è semplice, il soggetto interessato (talvolta un prestanome del precedente imprenditore) propone al curatore di affittare (più raramente di acquistare) un ramo dell’azienda fallita ma, per dare seguito all’operazione richiede un’apposita manleva che gli permetta di non subentrare nei debiti che la società fallita non ha onorato, includendo quelli nei confronti dei dipendenti, i quali possono aver maturato cospicui trattamenti di fine rapporto (TFR), in particolare se l’azienda ha meno di 50 dipendenti e quindi non è obbligata a trasferire le somme maturate dopo il 2007 al Fondo Tesoreria presso l’INPS.

Visti i tempi bui, questi accordi vengono talvolta accettati, in quanto si preferisce far ripartire almeno una parte della defunta attività e incassare il canone d’affitto del ramo d’azienda, inoltre i lavoratori dipendenti per quanto riguarda le loro spettanze possono rivolgersi all’INPS che, mediante un apposito istituto, liquida loro per intero il TFR.
Insomma, nessuno sembra perdere nulla e in questo modo viene reso possibile alla rediviva società assumere i dipendenti di quella fallita senza che questi chiedano al “nuovo” soggetto di pagare i loro crediti pregressi e magari beneficiano pure degli sgravi previsti per chi assume lavoratori in cassa integrazione o in mobilità.

Tutto questo è reso possibile dal Fondo di Garanzia, creato con la legge 297 del 1982, che raccoglie i contributi obbligatori dei datori di lavoro (0,2% della retribuzione lorda che sale al 0,4% per i dirigenti) e viene utilizzato unicamente per pagare il TFR dei dipendenti di aziende fallite. In parole povere l’INPS versa per intero il TFR maturato direttamente al dipendente e quindi si insinua al passivo del fallimento.
Grazie al lavoro dei curatori anche l’INPS riesce a recuperare parte dei crediti ma, come è evidente dalla tabella, la percentuale effettivamente recuperata è piuttosto bassa nonostante si tratti di crediti privilegiati.

Anno TFR a carico Fondo di Garanzia L. 297/1982 TFR già erogato e recuperato
2010 576,59 212,00
2009 415,51 214,00
2008 446,38 189,00
2007 463,34 183,00
2006 462,98 173,00
TUTTI I VALORI SONO ESPRESSI IN MILIONI DI EUR

Posta l’indubbia utilità di questo istituto, non mi sembra inopportuno obbligare anche le aziende con meno di 50 dipendenti a versare il TFR maturato dai dipendenti presso l’INPS (o presso un Fondo di Previdenza Complementare), eliminando il Fondo di Garanzia stesso, il relativo contributo obbligatorio ed evitando in questo modo di mettere a carico di tutta la collettività il costo dei fallimenti di aziende private.

Certo, il momento è critico, le piccole e medie aziende sono sotto capitalizzate e non è un bel momento per chiedere finanziamenti, epperò tornando all’operazione poco trasparente, non ci sarebbe più convenienza a rilevare il ramo d’azienda con il solo scopo di “pulire” l’azienda dai debiti e ripartire vergini, inoltre le risorse che si andrebbero a liberare (personale e mezzi dell’INPS, fondi a disposizione dei curatori per pagare i creditori non privilegiati) potrebbero essere almeno parzialmente utilizzati per diminuire il mostruoso cuneo contributivo e fiscale.

L’ho scritto qui perchè nel modulo di Mario non ci entra 🙂