Errore di Windows 2 durante il caricamento di Java VM

Se hai cercato il titolo di questo post, anche tu non riesci più a lanciare le procedure dell’Agenzia delle Dogane (Intr@Web o FirmaDigitale).

IT-manager’s Life ha proposto, in questo ottimo articolo, una soluzione a questo problema (in pratica il programma cerca una versione di Java non più disponibile sul tuo pc).

Io te ne propongo un’altra, a mio modo di vedere più semplice visto che si tratta solo di modificare un file di testo.

Ecco il mio consiglio, passo per passo:

  1. cerca sul tuo pc la cartella in cui è installato Java, quindi copiala da qualche parte, il percorso solitamente è questo (dal 16-11-2015)
    C:\Program Files (x86)\Java\jre1.8.0_66 
  2. cerca sul tuo pc la cartella dove sono installate le procedure dell’Agenzia delle Dogane, oppure cerca “Intraweb.exe” o “FirmaDigitale.exe” quindi apri il percorso dove sono ubicati (tasto destro – apri percorso file) nella cartella troverai due file:
    FirmaDigitale.lax e Intraweb.lax 
  3. Aprili con un editor di testo (blocco note o notepad vanno benissimo).
  4. cerca questa stringa di caratteri:
    lax.nl.current.vm=C:\\Program Files (x86)\\Java\\jre1.8.0_45\\bin\\javaw.exe

    quindi modificala in modo che punti alla cartella nella quale tu hai installato Java. Dal 16-11-2015 fino a nuove modifiche dovresti cambiarla come segue:
    lax.nl.current.vm=C:\\Program Files (x86)\\Java\\jre1.8.0_66\\bin\\javaw.exe 
  5. Salva il file, hai finito.

Ora dovresti poter aprire Intr@Web e FirmaDigitale senza problemi.

Le buone maniere del dirigente

E’ molto articolata la lettera del Dott. Vincenzo Busa, Direttore centrale Affari legali e Contenzioso dell’Agenzia delle Entrate, in merito alla sentenza della Corte Costituzionale che dichiara illegittimi gli incarichi dirigenziali ottenuti senza concorso pubblico, sicuramente ineccepibile sotto il profilo giuridico.

Rimangono però i due paragrafi conclusivi che, per quanto mi riguarda, sono raggelanti:

Il clamore mediatico destato dalla sentenza n. 37/2015, a volte alimentato da affermazioni non ponderate ed iniziative non sempre responsabili, potrebbe indurre alcuni contribuenti ad adire la via giudiziaria, con conseguente dispendio di tempo e risorse da destinare a miglior causa.

Il clamore mediatico, visto il contenuto della sentenza, è più che giustificato e la scelta di ricorrere contro atti firmati da persone senza titoli è una libera scelta del contribuente, che liberamente sceglie come impiegare tempo e risorse.

L’Amministrazione è obiettivamente preoccupata all’idea di gestire un contenzioso inutile senza riflessi positivi sul rapporto con i contribuenti, ma l’esito scontato del giudizio e le conseguenze della soccombenza, in termini di condanna alle spese di lite, non andrebbero sottovalutati dai ricorrenti.

La “preoccupazione” che sembra un “avvertimento”…

Il rimborso IVA che non cambia verso

Le ultime modifiche introdotte nella legge di stabilità 2015 in materia IVA hanno fatto esplodere il panico tra molti imprenditori con pochi denari a disposizione (Iva, l’allarme delle imprese: da split payment e reverse charge mancati incassi mensili per 2 miliardi).

Con uno Stato che riscuote a breve ma paga con molto comodo, è comprensibile la decisione di Confindustria di presentare un ricorso alla UE.

Da questo intervento il Governo punta a garantirsi una copertura di 780 milioni, per cui sorge legittimo il sospetto che non ci sia alcun interesse a neutralizzare il credito IVA con un meccanismo simile a quello in uso per gli esportatori abituali (Plafond), che potrebbe essere una soluzione #cambiaverso.

Del resto, leggendo l’interessante articolo di Benedetto Santacroce, emerge anche il sospetto che il Governo abbia sovrastimato l’importo delle frodi carosello che verrebbero neutralizzate con l’introduzione del reverse charge.

Quello che sicuramente è certo, Santacroce lo condensa magistralmente nella frase che chiude il suo articolo:

Insomma, comunque si risolva la questione, qualcuno in un modo o in altro dovrà subirne gli effetti.

 

Il pianto del fiscalista

E' consuetudine, tra i fiscalisti, invitare a convegno le societ?? clienti almeno una volta l'anno, per illustrare le novit?? normative.
A tutte quelle a cui ho sin qui partecipato, l'apertura viene dedicata al dileggio del legislatore (pi?? spesso il Governo decretante) che infarcisce leggi e decreti di controsensi e strafalcioni.
Fino allo scorso anno, il dileggio era accompagnato da un sorriso sornione del fiscalista di turno, un chiaro segnale che gli strafalcioni avrebbero quasi sicuramente consentito alla categoria di fornire migliori servigi ai clienti.
Questa settimana invece il dileggio era triste, astioso e dimesso. Non c'?? quasi nulla di chiaro, tranne la confusione, nei tre decreti (sviluppo, manovra correttiva e manovra di ferragosto) che hanno riempito le pagine dei quotidiani questa estate.
Ed in attesa delle circolari interpretative anche i fiscalisti piangono.

Correlazione fiscale

Oggi notavo che numerosi ristoranti, pizzerie e tavole calde preferiscono utilizzare la tristissima tovaglietta di carta al posto della tradizionale tovaglia in tessuto.

Capisco i diversi costi di gestione, la maggiore rapidità nello sbrigare la tavola per il prossimo cliente e magari la volontà di dare al locale un tono meno serioso e impegnato, ma rimane il fatto che la tovaglietta è decisamente triste e fa odiare ancora di più la nostrana e malsana invenzione chiamata coperto.

Qualche giorno fa ho però letto con perplessità e un certo stupore questo articolo, e mi sono domandato se la pervicacia dei guardiani del gettito fiscale possa aver in qualche modo influenzato le scelte di qualche titolare.

Non mi stupirebbe ricevere conferma a questo mio estemporaneo pensiero.