Il valore delle immagini

L’adagio “un’immagine vale più di mille parole” è diventato un mantra attualissimo nel giornalismo.

Software di elaborazione e visualizzazione, unitamente alla enorme quantità e accessibilità di dati in rete, hanno moltiplicato le possibilità di presentare notizie, ragionamenti ed opinioni in maniera immediata ma estremamente efficace.

Uno tra gli esempi migliori è Info Data Blog, brevi articoli che vengono narrati facendo ampio uso di infografiche, dati e immagini e molti altri se ne trovano nell’editoria estera (FT Data, Graphic Detail).

Anche numerosi blog (uno su tutti quello di Vincenzo Cosenza) fanno leva sulla potenza comunicativa delle immagini, oramai i dati sono a portata di tutti (Istat, Eurostat, Nasa, OECD ecc.), così come i software per manipolare e rappresentare i numeri.

Tralasciando il solito Excel (e cloni vari), un buon tentativo lo ha fatto Google, con Fusion Tables, dotato di notevoli potenzialità e che include un potente motore di georeferenziazione basato su Google Maps. Purtroppo l’ambiente web è decisamente crudo e lo rende piuttosto difficile da utilizzare per i non smanettoni.

Un altro interessante progetto del quale leggeremo sempre più spesso lo ha portato a compimento Tableau, una società con base a Seattle che produce un software che un tempo veniva chiamato Business Intelligence mentre ora viene appellato molto più efficaciemente Data Visualisation.

I primi clienti di Tableau sono società commerciali che lo utilizzano per analizzare dati sulle vendite, costi di produzione, analisi finanziarie e via di questo passo ma, al contrario dei concorrenti, quelli di Tableau hanno capito quanto importante sia l’utilizzo delle immagini nella diffusione e analisi delle informazioni presso il grande pubblico ed hanno pensato ad una versione pienamente funzionante ma limitata nelle sorgenti di dati utilizzabili (solo fogli di calcolo o di testo): Tableau Public.

Pertanto non ci può stupire l’esistenza (negli Stati Uniti ovviamente) dei corsi universitari di Data Journalism.

News from the farm

Update: in questo momento (27-11-2012 19:14:27) la pagina risulta parzialmente aggiornata, sul logo di Stylejam non c’è ancora il bollino nero.

Lo scorso anno mi interrogavo sui motivi per cui H-Farm non comunicasse simmetricamente successi ed insuccessi.

“Credo che comunicare anche le sconfitte sia molto importante per chi di mestiere scommette sulle idee”, scrivevo.

Writeoff
Qualche giorno fa, in occasione di un altro, meritato successo, mi accorgo che nella pagina denominata Portfolio, oltre ad aver aggiunto il bollino “exit” sul logo di H-Umus, ci sono ben tre nuovi bollini “write-off” sul logo di Thounds, Reeplay e Stylejam.

E’ pur sempre un bel risultato, 7 successi contro 5 insuccessi, il saldo è positivo ma, probabilmente non deve essere sembrato sufficientemente positivo visto che questi aggiornamenti sono nel frattempo spariti e il risultato appare ora un più rotondo 6 a 2.

Non serve la moviola in campo per verificare lo stato effettivo delle tre (furono) startup, Thounds è in “stand-by” da marzo 2012, sul blog c’è un ultimo messaggio del fondatore:

Dear thounder,
this is the kind of letter a founder would never want to write, but now I reckon this is due if not for all the loyalty and interest you showed us.
Thounds is going to change, not sure how much dramatically but it has to, our seed program (reads: cash) terminated a while ago and no good financial news came since then.
This may result in a surprise for you, I know and the first question after the wtf abrupt might as well be: “Where have you failed guys?”
On many sides, to keep it general I’d say we never worried too much to reclaim our governance and then define a sustainable revenue model.
Beyond the reasons why we came to this point now it’s important to see if we can have support and start again.
You will understand it’s far from easy to keep such a platform alive yet improved with no paid wages since June 2011, and this indicator should tell a good metric of what words like involvement and commitment mean at Thounds.
We have now finished a batch of succesful Fender and SoundCloud contests (past three extraordinary months with servers paralyzed by the increased traffic and with a community that doubled now to 30K registered users) and today we need new enthusiasts, be them developers, digital media professionals or investors.
Our assets are:
a) We know why we missed target
b) You know already Thounds
c) API and Community
How can you help?
– Donate, there is a crowdfunding campaign on Indie GoGo to help with day to day expenses. You can give as cheap as a fiver and up: http://www.indiegogo.com/savethounds.
– Speak up, tell us how can you improve Thounds and if your idea is the best you will join ushttp://thounds.com/savethounds.
– The best five ideas are being offered to all the developers gathering at the first Hackathon event at H-FARM in June.
– Make some noise, share this message, tweet your impression, official hashtag is #savethounds.
You will find news on what is happening on our blog, Facebook page and Twitter.
Thanks for reading through and…
Keep on thounding!
Gian Maria Girardi
Founder and CEO
21st March 2012

Apprezzo la sincerità di Gian Maria, hanno continuato a lavorare senza stipendio per quasi un anno, non è stato sicuramente facile.
Come non è mai facile arrendersi all’evidenza che la tua buona idea non sia in grado di produrre un reddito che ti permetta di svilupparla e condividerla.

Purtroppo la campagna di raccolta fondi proposta da Thounds si è tristemente fermata a $140 a fronte di un obiettivo di $10.000.

Quelli di Stylejam hanno scritto per l’ultima volta il 7 Ottobre 2011, l’account twitter è stato chiuso e il dominio stylej.am risulta irraggiungibile.
Nicholas Wieland, il fondatore della startup, ha lasciato lo scorso aprile e nel suo blog scrive un’interessante analisi sulla chiusura di Stylejam, non prende scorciatoie, è diretto e molto schietto con se stesso, ne consiglio caldamente la lettura.

L’ultimo aggiornamento al blog di Reeplay risale al 2010, in questo caso credo non serva aggiungere altro.

L’informazione che non informa [Pane e bugie]

Seguo da tempo il blog di Dario Bressanini, interessante ed accessibile nello spiegare la chimica che si nasconde in ci?? di cui ci cibiamo. Ho deciso di leggere la sua seconda fatica rilegata dopo un'infelice uscita su un blog uif?? (cio?? wine&food perch?? vino e cibo non ?? sufficientemente geek).

Pane-e-bugie-250

Il libro ?? scorrevole, ricalca lo stile che l'autore usa nel blog, anzi sembra quasi una raccolta di post, sedici storie di mala informazione, insipienza, voluta ambiguit?? lessicale e malafede, business travestito da equo-e-solidale.
Durante la lettura delle 300 pagine in cui si passa in rassegna una buona parte della pessima cronaca circa il cibo, ?? ulteriormente cresciuta la mia sfiducia nei confronti dei cosidetti professionisti dell'informazione.
Come si pu?? scrivere di ci?? che non si conosce?
Per carit??, Bressanini ?? un integralista del pensiero scientifico ma, perfino le pi?? nobili finalit?? non possono attribuire alla parola naturale, significati che questa non possiede!

E per finire, come nota amaramente l'Economist questa settimana, c'?? chi, in nome di bio, continua a confondere la possibile cura con la causa della ruggine del grano.

Un mondo libero dai giornalismi?

Scrive Paolo Turetta sul corriere online:

Gli scontri (anche se solo tra tifosi) tra finnnici e russi, inoltre,si possono inquadrare anche nel fatto che nel Paese dei mille laghiprende sempre pi?? piede l'idea di farsi dare indietro dalla Russia laCarelia, ceduta all'Urss dopo la sconfitta nella Seconda guerramondiale. La Finlandia era alleata della Germania nazista.

Non si tratta di un deprecabile errore o di un refuso, la Finlandia ?? stata alleata della Germania Nazista nella Seconda Guerra Mondiale ma, scrivendo in questo modo, si distorce un complesso periodo storico e soprattutto si fornisce prova di una quantomeno dubbia professionalit??.
Scrivo queste righe rileggendo un bel post scritto da Paola che mi ha fatto riflettere sullo stato del giornalismo nel nostro paese e sull'ipotesi che se ne possa fare a meno…

Per chi eventualmente fosse interessato alle guerre tra Russia e Finlandia tra il 1939 e il 1945, pu?? fare affidamento su Wikipedia e documentarsi circa l'invasione della Karelia da parte della Russia nel 1939 (stesso anno in cui, grazie anche al patto Molotov-Von Ribbentrop, la Germania invade la Polonia) e il successivo tentativo di riconquista finnico (la versione italiana ?? piuttosto povera) che ha portato alla definitiva annessione del territorio che gi?? dal 1940 i Finlandesi provano a rivendicare