Il crowdsourcing è morto, lunga vita al crowdsourcing

Se il successo di un’azienda si misura con le critiche ricevute, Tripadvisor è in un vero e proprio stato di grazia.

 

Ci sono mastini in rete che osservano e segnalano, altri che dichiarano apertamente tutto il loro odio, alcuni che rendono pan per focaccia ai recensori in mala fede e perfino la nemesi del sito del gufo, un servizio rivolto agli albergatori per fornire “recensioni” su ospiti problematici, rigorosamente scritte da altri albergatori.

 

Non mancano i web-guru (anche italiani) che dopo aver venduto posizionamento sui motori e keywords dal successo garantito, ammaliano gli stessi clienti offrendosi di sterminare le recensioni farlocche e perfino di portare l’odiatissimo sito in tribunale a colpi di class-action.

 

Credo che il settore turistico sia uno tra i più rivoluzionati da internet, non solo per la possibilità di organizzare il giro del mondo senza spostare il posteriore dalla sedia ma, per il massiccio scambio di informazioni possibile direttamente tra i consumatori di ospitalità, non utilizzando solamente l’informazione del venditore o di un mediatore comunque interessato ma di altri consumatori.

 

Ovviamente non mancano le zone d’ombra, per stessa ammissione di Tripadvisor le recensioni false non sono rare, su Youtube si trova anche chi insegna come farle, una ricerca con Google sull’argomento produce una notevole mole di contributi (segnalo tra i tanti il [mini]post di Gianluca) e se ne parla perfino sulla carta stampata.

 

La corazzata Tripadvisor sa bene che la soluzione al problema è semplice, eliminare le recensioni anonime ma, il prezzo da pagare sarebbe un deciso decremento dei contributi spontanei e gratuiti della folla (a nessuno fa piacere ricevere una denuncia per diffamazione gratis?). Il tentativo di collegare il profilo dell’utente a quello su Facebook va in questa direzione ma è chiaro che non c’è la volonta di regalare la folla di collaboratori a costo zero alla concorrenza.

 

Oltre a questo motivo, a mio modesto parere, Tripadvisor è cosciente che sono proprio le recensioni negative, le stroncature, gli avvertimenti catastrofici sul pericolo di condividere il giaciglio con ratti o scarafaggi, il vero valore distintivo del proprio servizio, sono soprattutto questi i consigli che il viaggiatore fai-da-te vuole leggere.
Ed è perfettamente comprensibile, avendo a disposizione solo una o due settimane per una vacanza che dovra essere pagata anticipatamente, chiunque desidera essere rassicurato di trovare quello per cui ha pagato.

 

Uno dei commenti all’articolo del Corriere riguardo la disavventura dei turisti cacciati dall’hotel a causa di una recensione negativa è illuminante:

Tripadvisor però serve

21.09|14:45
La.segretaria

Forse non tutti conoscono Tripadvisor: non è un gestore di hotel, ma un sito utile per i turisti. E serve proprio per lamentarsi quando l’albergatore non ha rispettato il contratto o non ha dato evasione positiva a lamentele plausibili. Chiunque può inviare commenti positivi o negativi su alberghi che ha visitato. Certo, un eccesso di entusiasmo fa sospettare che il post sia inviato da conoscenti o dai diretti albergatori, oppure da chi non ha mai viaggiato prima ed è estasiato più dal panorama che dai disservizi spesso inaccettabili. Per esperienza ho comunque condiviso molti commenti negativi, che sono anche utili per sapere cosa ci si può aspettare…

Un vero distillato di crowdsourcing: se non sono interessato al servizio perchè dovrei contribuirvi gratis et amore Dei?

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