Correlazione fiscale

Oggi notavo che numerosi ristoranti, pizzerie e tavole calde preferiscono utilizzare la tristissima tovaglietta di carta al posto della tradizionale tovaglia in tessuto.

Capisco i diversi costi di gestione, la maggiore rapidità nello sbrigare la tavola per il prossimo cliente e magari la volontà di dare al locale un tono meno serioso e impegnato, ma rimane il fatto che la tovaglietta è decisamente triste e fa odiare ancora di più la nostrana e malsana invenzione chiamata coperto.

Qualche giorno fa ho però letto con perplessità e un certo stupore questo articolo, e mi sono domandato se la pervicacia dei guardiani del gettito fiscale possa aver in qualche modo influenzato le scelte di qualche titolare.

Non mi stupirebbe ricevere conferma a questo mio estemporaneo pensiero.

Rebranding China

So poco o nulla di marketing, spesso sono scettico sulla materia, certamente riconosco l’utilità che un buon marchio possiede nel vendere prodotti e servizi, così come riconosco che la pessima reputazione, associata ad un marchio, rende estremamente difficile riguadagnare la stima dei clienti, e questo discorso non vale solo le aziende.
Ad esempio, la qualità intrinseca che si riconosce ai prodotti svizzeri o tedeschi induce a considerare altrettanto eccellenti i servizi pubblici offerti dai medesimi paesi, facendo il ragionamento inverso, un’auto malese o un cellulare venezuelano non ispirano troppa fiducia.
La Cina ha senza dubbio un enorme problema di reputazione, oltre alle ovvie considerazioni politiche, ogni prodotto “made in China” viene ancora visto con scettiscimo in occidente. Pochissimi comprano un frigorifero Haier (realizzato in Italia), mentre tutti bramano un qualsiasi prodotto Apple (rigorosamente realizzato in Cina anche se progettato in California).
Le cose cominciano lentamente a cambiare e ci sono moltissimi esempi in proposito (HTC su tutti), ma le difficoltà del marchio “Cina” sono ben testimoniate dalle numerose acquisizioni di marchi stranieri, come quella di Volvo da parte di Geely.

Images

Tutto questo soporifero preambolo mi serve per affermare che, a mio modestissimo parere, il famigerato Istituto Confucio non si può riduttivamente considerare come pericoloso megafono della propaganda Maoista, bensì una colossale* operazione di rebranding del marchio Cina nel mercato mondiale.
Ovviamente l’operazione non è semplice da realizzare e convincere con la sola forza della propaganda il resto del mondo di un cambiamento che in realtà non è affatto compiuto non porta lontano. Si tratta però di un primo passo, che implicitamente ammette l’esitenza di un problema di reputazione e non è poca cosa quando si parla di Cina.
Inoltre l’iniziativa pare andare molto bene, l’interesse per l’impero di mezzo non manca di certo, sarà l’esotismo degli ideogrammi o la prospettiva di poter beneficiare in qualche modo delle opportunità offerte dal miracolo economico cinese ma, qui a Padova, i due corsi di per principianti in partenza a Marzo 2011 sono entrambi già al completo!
Sarà che il segreto sta nei prezzi cinesi, 60 euro per un corso da principianti, io ne ho spesi ben 190 per uno di tedesco erogato dalla locale biblioteca, mi fossi rivolto al prestigioso Goethe Institut ne avrei spesi ben più di 500.

Index

* inaugurato nel 2004, in 6 anni apre oltre 300 centri per la diffusione della lingua e della cultura cinese in più di 50 paesi diversi. Nel 2009 eroga 9.000 corsi di lingua cinese a circa 260.000 studenti (il doppio dell’anno precedente).

Symposio e Rocca di Montemassi

Grazie all'influenza riesco finalmente a riportare in rete i miei modesti commenti sui due vini (Symposio e Rocca di Montemassi) che Francesco mi ha gentilmente inviato.

Calici

Si tratta di due tagli bordolesi (dettagli li trovate qui) che in comune hanno solo l'uso dei vitigni tipici dei grand cru di Bordeaux, nei quali traspare chiaramente il carattere dei rispettivi territori (Sicilia per Symposio e Maremma per Rocca di Montemassi).

Anche se nelle intenzioni di Francesco non voleva essere un confronto tra due vini diversissimi, la tentazione ?? stata troppo forte e la scelta (casuale?) dei diversi millesimi mi ha portato inesorabilmente a fare una degustazione passo-passo.

Visivamente hanno entrambi una notevole concentrazione, Symposio si presenta con un impenetrabile e compatto rosso rubino mentre Rocca di Montemassi vira ancora verso sfumature purpuree forse in virt?? del suo anno di giovinezza in pi??.

Olfattivamente Symposio ?? un decisamente pi?? potente ed inizialmente meno complesso di Rocca di Montemassi, la frutta rossa molto matura, quasi al limite della maturazione ma non cotta ?? quasi l'unico protagonista, solo dopo un po' appare qualche nota speziata ed alla fine un nettissimo e godibilissimo sentore di liquirizia. Rocca di Montemassi mi ?? invece parso molto pi?? intrigante al naso, all'inizio percepisco uno strano (ma molto piacevole) profumo di talco che si apre per far trapelare nette sensazioni fruttate e di spezie dolci. Infilando il naso nel bicchiere dopo un po' appaiono sentori mediterranei, in particolare il rosmarino.

Stecca1

Anche al palato Symposio conferma un peso superiore, molta materia e parecchia morbidezza, peraltro ottimamente bilanciata dalla freschezza che lo mantiene bevibile nonostate un finale che ho trovato un po' dolciastro.
Rocca di Montemassi invece ?? decisamente pi?? leggiadro, nonostante il mezzo grado alcolico di differenza (14 contro 13,5) ?? meno concentrato e con un tannino pronunciato ma non fastidioso, intenso e decisamente persistente. Bel vino!

Riccioli

Due vini come questi non temono certo l'abbinamento con la bisteccona sanguinolenta ed ovviamente non li intimorisce nemmeno il truciolo di mais maranello con salsiccia fresca e rosmarino.

Il crowdsourcing è morto, lunga vita al crowdsourcing

Se il successo di un’azienda si misura con le critiche ricevute, Tripadvisor è in un vero e proprio stato di grazia.

 

Ci sono mastini in rete che osservano e segnalano, altri che dichiarano apertamente tutto il loro odio, alcuni che rendono pan per focaccia ai recensori in mala fede e perfino la nemesi del sito del gufo, un servizio rivolto agli albergatori per fornire “recensioni” su ospiti problematici, rigorosamente scritte da altri albergatori.

 

Non mancano i web-guru (anche italiani) che dopo aver venduto posizionamento sui motori e keywords dal successo garantito, ammaliano gli stessi clienti offrendosi di sterminare le recensioni farlocche e perfino di portare l’odiatissimo sito in tribunale a colpi di class-action.

 

Credo che il settore turistico sia uno tra i più rivoluzionati da internet, non solo per la possibilità di organizzare il giro del mondo senza spostare il posteriore dalla sedia ma, per il massiccio scambio di informazioni possibile direttamente tra i consumatori di ospitalità, non utilizzando solamente l’informazione del venditore o di un mediatore comunque interessato ma di altri consumatori.

 

Ovviamente non mancano le zone d’ombra, per stessa ammissione di Tripadvisor le recensioni false non sono rare, su Youtube si trova anche chi insegna come farle, una ricerca con Google sull’argomento produce una notevole mole di contributi (segnalo tra i tanti il [mini]post di Gianluca) e se ne parla perfino sulla carta stampata.

 

La corazzata Tripadvisor sa bene che la soluzione al problema è semplice, eliminare le recensioni anonime ma, il prezzo da pagare sarebbe un deciso decremento dei contributi spontanei e gratuiti della folla (a nessuno fa piacere ricevere una denuncia per diffamazione gratis?). Il tentativo di collegare il profilo dell’utente a quello su Facebook va in questa direzione ma è chiaro che non c’è la volonta di regalare la folla di collaboratori a costo zero alla concorrenza.

 

Oltre a questo motivo, a mio modesto parere, Tripadvisor è cosciente che sono proprio le recensioni negative, le stroncature, gli avvertimenti catastrofici sul pericolo di condividere il giaciglio con ratti o scarafaggi, il vero valore distintivo del proprio servizio, sono soprattutto questi i consigli che il viaggiatore fai-da-te vuole leggere.
Ed è perfettamente comprensibile, avendo a disposizione solo una o due settimane per una vacanza che dovra essere pagata anticipatamente, chiunque desidera essere rassicurato di trovare quello per cui ha pagato.

 

Uno dei commenti all’articolo del Corriere riguardo la disavventura dei turisti cacciati dall’hotel a causa di una recensione negativa è illuminante:

Tripadvisor però serve

21.09|14:45
La.segretaria

Forse non tutti conoscono Tripadvisor: non è un gestore di hotel, ma un sito utile per i turisti. E serve proprio per lamentarsi quando l’albergatore non ha rispettato il contratto o non ha dato evasione positiva a lamentele plausibili. Chiunque può inviare commenti positivi o negativi su alberghi che ha visitato. Certo, un eccesso di entusiasmo fa sospettare che il post sia inviato da conoscenti o dai diretti albergatori, oppure da chi non ha mai viaggiato prima ed è estasiato più dal panorama che dai disservizi spesso inaccettabili. Per esperienza ho comunque condiviso molti commenti negativi, che sono anche utili per sapere cosa ci si può aspettare…

Un vero distillato di crowdsourcing: se non sono interessato al servizio perchè dovrei contribuirvi gratis et amore Dei?

Due consigli a Direct Line

Provo anche io a scrivere apertamente ad un’azienda come Simone, ovviamente non avendo il suo nutritissimo seguito non mi aspetto alcuna risposta 🙂

 

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Mia moglie ed io abbiamo recentemente acquistato un’utilitaria cointestandola (solo per beneficiare di uno sconto, voi non fatelo. Mai!), essendo io già cliente Direct Line procedo spedito a fare un preventivo, valuto, confronto ma, mentre faccio tutto ciò mi assale un dubbio: se la macchina è cointestata, deve esserlo anche la polizza?
Consulto le FAQ del sito, tutte, senza trovare nulla, poco male penso, posso mandare una mail e visto che la risposta non è tempestiva magari telefono al servizio clienti.

 

Direct Line ha ben due numeri per il servizio clienti, uno a tariffazione ripartita per i clienti e un normale numero di rete fissa per tutti gli altri.Essendo già cliente, chiamo il primo numero, scelgo di ricevere informazioni sulla polizza e ascolto basito il seguente messaggio: “a causa dell’elevato numero di richieste non siamo in grado di risponderle, le consigliamo di riprovare o di lasciare un messaggio con il suo nome, cognome e recapito telefonico, le risponderemo entro 48 ore“!

 

Purtroppo ho fatto le cose di fretta, devo stipulare quanto prima la polizza perchè domani ho l’appuntamento per ritirare l’auto. Sotto pressione si tendono a fare cose poco sensate, ad esempio chiamare il numero per i non clienti sperando rispondano subito ma, che razza di servizio risponde prima agli estranei che agli amati clienti? Quello di Direct Line, che mi conferma solamente che non è possibile cointestare una polizza, “bisogna scegliere uno tra i proprietari dell’auto come unico intestatario”.
Anche la gentile signorina che mi ha chiamato la mattina successiva, dopo che io ho stipulato la polizza con un’altra compagnia, conferma l’impossibilità di cointestare la polizza. Alla mail non ho ancora ricevuto risposta…

 

Primo consiglio: chi sceglie di acquistare un bene o un servizio in rete non cerca solo il risparmio, certo, si aspetta di spendere meno considerando che i costi di gestione di una rete di vendita tradizionale sono molto maggiori rispetto ad un bel sito di e-commerce ma, cerca soprattutto la disponibilità e la rapidità del servizio che per limiti temporali o fisici gli uffici in calce e mattoni non possono offrire. Non rispondere o rispondere entro 48 ore non sono un livello di servizio accettabile per chi compra in rete.

 

Secondo consiglio: se per limiti tecnici o scelte aziendali non si riesce a soddisfare una possibile e plausibile richiesta di un cliente, è meglio scriverlo nelle FAQ e segnalarlo mediante l’assistenza clienti. Da chi vende in rete ci si aspetta molta più trasparenza.

00 per chi chiama da fuori München

Per una strana congiunzione astrale, il prefisso telefonico della Germania è 49, preceduto da due zeri nel caso si chiami dall’Italia, mentre il prefisso della provincia di Padova è 49 preceduto da un solo zero.
Un’altra particolarissima sovrapposizione di astri ha determinato che il prefisso di Monaco di Baviera (89) sia lo stesso numero con cui inizia il numero di telefono assegnato all’azienda per la quale lavoro.
Ma nemmeno Roberto Giacobbo riuscirebbe a spiegare il motivo per cui, le rimanenti cinque cifre dell’interno di un collega corrispondano alla prima parte del numero di un Camping dislocato non distante dal Theresienwiese, un parco del capoluogo Bavarese dove annualmente si tiene una simpatica festa della birra.

 

Proprio in questo periodo dell’anno (almeno 5-10 telefonate al giorno) realizzo che avrei dovuto cominciare per tempo ad imparare la lingua di Goethe…

Flying Bolognas

Qualche settimana fa l'economist ha proposto un articolo in cui provava a spiegare la scarsa attenzione riservata dai politici italiani verso le istituzioni europee.
Oltre alle solite critiche a Mr unfit to lead Italy, Charlemange propone una chiave di lettura che ritengo assolutamente condivisible: i nostri politici parcheggiano le natiche a Bruxelles o Strasburgo fino a che non si presenta una buona occasione per tornare ad occupare un'italica poltrona.
L'esempio portato nell'articolo non riguarda per?? l'attuale Ministro degli Esteri bens?? il fu Presidente della Commissione Europea:

Senior positions in European institutions hold little attraction for ambitious Italian politicians. At best, they are seen as well-paid ways of treading political water until an opportunity arises to return to the national stage. Italy???s most senior Eurocrat of recent years, Romano Prodi, who ran the European Commission between 1999 and 2004, spent much of his last year in office plotting his domestic political comeback.

Essendo gi?? in campagna elettorale, Romano da Bologna prende penna e calamaio e scrive una commovente letterina.

Come prima cosa rivendica il carattere pro-europeo della Commissione Europea da lui presieduta; mi domando come possa riuscire la Commissione Europea ad essere anti-europea, e non riesco a rispondermi.
Poi rivela che in quel periodo proprio non aveva tempo da dedicare alle faccende italiane, infatti riusci a recarsi al Palalottomatica nel febbraio 2004 (il suo mandato scadeva nel novembre dello stesso anno) solo per una fugace rimpatriata tra amici.
Quindi la lezione di politica europea: ben due anni prima del termine del suo mandato (21-11-2004) egli gi?? sapeva che molti governi europei sarebbero passati dal centro-sinistra al centro-destra, cio?? prendeva atto di un cambiamento politico cominciato qualche anno prima.

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[Election results by political group, 1979 to 2009. Left to right – source: Wikipedia]

Nel sussulto prima del gran finale, tiene a ribardici che gli venne chiesto di candidarsi solo dopo aver terminato il suo lavoro a Brussels, dopo, non un anno e mezzo prima.

Infine, il guizzo conclusivo, a lui l'Europa ?? sempre piaciuta e gli piace ancora! Vedi mai che la campagna elettorale italiana dovesse prolungarsi troppo…

Par condição

Leggo sull’economist che:

From August 17th Brazilian television and radio stations must start running free political advertising, with more time going to candidates whose alliances command more seats in Congress.

sinceramente, non lo sapevo. Chissa se con cotale precedente a qualcuno verrà in mente di preparare un bel decreto amazzonico, tanto oramai siamo in campagna elettorale.